Dal “rosatellum” al nuovo sistema: la democrazia consociativa.

  • Di Giovanni De Luca.

Bisogna leggerla fra le righe la politica, quando si ambisce a volare alto. Diversamente ci si lascia trascinare dagli eventi e ci si accomoda, come spesso è accaduto nella storia politica dell’Italia del dopoguerra. Non è il nostro caso.   

Il dato che conta – e del quale scriviamo per primi in assoluto –  è che il sistema politico  (a breve anche quello elettorale) è cambiato all’insaputa del popolo italiano. Ne nascerà un sistema elettorale “ibrido”, ancora una volta anticostituzionale che servirà a “traghettare” verso un nuovo regime.

Il “Patto del Nazareno”  non è stato un accordo politico siglato fra il segretario  del Partito Democratico Matteo Renzi e di Forza Italia Silvio Berlusconi improvvisato e circoscritto ad un breve percorso Il 18 gennaio 2014 si è dato avvio ad una lunga e lenta fase di ricomposizione politica.  C’era  l’ obiettivo di procedere a una serie di riforme fra cui quella del titolo V della parte II della Costituzione e di una nuova legge elettorale, ma le schegge impazzite del dopo Tangentopoli vanno ricomposizione nella grande famiglia post- democristiana che si riconosce nel Partito Popolare Europeo e nell’area progressista riconducibile alla famiglia del socialismo europeo. Di seguito le altre. 

Per capire cosa accadrà, leggiamo oltre i fantasiosi nomi della legge elettorale.

Il “rosatellum bis” mette insieme il vasto schieramento dei camerieri di Bruxelles, i 283 deputati del Partito Democratico, i 50 di Forza Italia, i 23 di Area popolare, i 14 di Civici ed Innovatori, i 6 delle Minoranze linguistiche, i 17 di Scelta Civica-Ala, i 12 di Centro democratico, gli 11 di Direzione Italia, i 6 dell’Udce i 4 del Psi.

Da questo calcolo bisogna togliere i 3 del Pd che hanno già detto che voteranno no: Rosy Bindi, il prodiano Franco Monaco e  Marco Meloni.

Sorpresa delle sorprese, la Lega Nord con i suoi 19 deputati entra nel regime mentre  restano fuori coloro i quali, fronte del no, attualmente non hanno chance in Italia anche perché privi di potere contrattuale e di prospettiva in Europa.

I 13 voti di Mdp, gli 11 di Fratelli d’Italia, gli 88 del Movimenti Cinque Stelle, i 17 di Sinistra italiana e i 5 di Alternativalibera ai quali si potrebbero aggiungere i tre di cui sopra ed i voti di alcuni deputati del Gruppo Misto che non hanno dichiarato le loro intenzioni.

Tutti questi numeri portano alla conclusione alla quale siamo approdati

Stiamo passando dal sistema maggioritario saltato nel momento in cui il Movimento 5 Stelle ha scompaginato il bipolarismo, al sistema di democrazia consociativa.

La democrazia consociativa  è  quel meccanismo decisionale del sistema politico che non verte sul principio di maggioranza come nella “democrazia competitiva”, ma su intese amichevoli e soluzioni di compromesso. Anche momentanee.

Dal 1945 al 1992 il sistema proporzionale ha garantito la rappresentativita’ delle forze del pentapartito. Un parlamento nel quale il potere lo si gestiva a fette, lottizzato, all’insegna della spartizione in un recinto definito dal blocco di Yalta.

Con il crollo del Muro di Berlino nel 1989 determinato dalla fine della guerra fredda, il regime in crisi ha portato all’avvento del sistema maggioritario. In teoria utile a favorire la governabilità in un sistema popolare che garantisse l’alternanza. , in realtà opportuna per permettere l’alternanza, nella realtà un sistema non adattabile alla storie pluralista d’Italia.

La  nuova fase italiana  sarà la  “democrazia consociativa” dunque, che sarà proclamata a giochi fatti.  Nuova fase utile a Istiruzionalizzare il mercimonio, la compravendita di uomini e di leggi. Le lobby economico-finanziarie e quelle culturali al servizio del Nuovo Ordine Mondiale tenteranno di trasformare la società tradizionale in una massa informe dove, a primeggiare, saranno i valori antitetici a quelli tradizionali. L’ultramodernita’. Sembra un’epilogo scontato, ma ogni destino che appare segnato ha una sua incognita imprevedibile.

Mentre scriviamo rischia di sparire dal parlamento italiano la fiamma della continuità delle radici culturali, europee e mediterranee proprie della storia plurisecolare di questo sacro suolo.

Come sempre, per spirito di sopravvivenza, la battaglia sarà cruciale, impari e disperata. Da qui, l’imprevedibile: soccombere definitivamente o accendere la miccia del riscatto perché le élite calcolano tutto, ma non riescono mai a percepire il vento della rivoluzione da dove cominci a levarsi, sordi come sono, al cospetto del diritto dei popoli e la loro autodeterminazione, fatta di diritti, progresso sociale, benessere diffuso.  

Serve quel fronte popolare delle forze legate al mondo della Tradizione, che ci sono e sono più vive che mai e delle quali si è scritto nell’editoriale precedente.

Ancora una volta avanti dunque, per tenere viva la battaglia della “continuità storica ed ideale” perché di questo si tratta. E non é poco.

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